Trialer e Cani da Caccia - di Giulio Colombo

Mi sia lecito spiegare il concetto che regola la mia modesta opinione. perché risulti chiaro il modo di giudicare, anche a chi lo trova alquanto disinvolto.
Nella Gara Classica io mi preoccupo per cominciare della "Nota del Concorso", premessa indispensabile per verificare tutte le doti che è pacifico e sottinteso dover costituire l'inalienabile corredo del trialer.
La nota del concorso si constata anche se il cane non incontra, ossia se non ha occasione di filare, fermare, guidare.
La nota del concorso è costituita dal grado dell'impegno e dalla rmetodica e coordinata azione svolta durante il turno.
Io penso che il trialer durante il lavoro non debba tanto far sfoggio di gattonate se setter o bracco, di strappate se pointer giungendo, come spesso, ad esagerare fino al grottesco e dando manifestazione di forma e non di sostanza, quanto mantenere quella condotta di gara corretta, composta, ordinata, ardentissima che è ereditaria nelle illustre famiglie di trialer, rara in quelle d'occasione, condotta che testimonia la differenza fra cane da prova e cane da caccia, condotta che è la dimostrazione della "classe".
Non ha la classe un trialer che interrompe l'azione e si arresta tendendo il collo, spiando intorno in cerca del conduttore. Il trialer di classe sa dov'è il conduttore e lavora precisamente in considerazione del suo intervento con cerca precisa e metodica,
in quanto prestabilita ed idealmente tracciata e tale da consentire incrocio geometrico, senza sbandamenti, ad angoli chiusi, (la cinofilia è tessuta dì angoli e di angolosità) lacets uguali, costanti, sempre a quel ritmo, senza pause e soste, guizzi e sprazzi, giravolte e piroette che provano che il cane è trialer per combinazione, che non è sotto pressione per tutta la durata del turno e fa sfogqio di velleità domenicali
Si deve poter dire di un soggetto vecchio, menomato: è un triailer; e di un puledro esuberante: è un gran cane, ma da caccia pratica.
È Il solo modo di rendere giustizia il asse al tramonto e di concedere al crisma al l'astro nascente, perché un trialer zoppo non è che un trialer in riparazione, un soggetto che fila a settanta all'ora può essere anche un levriere
Il punto chilonìetrico, la guidata felina e prepotente, la filata esplorante. il consenso conscio e passivo, fremente e inerte, l'ubbidienza confidente e timorosa, l'iniziativa, la decisione sono doti che nessuno penserà a negare o lesinare al cane da caccia come tale, che abbia attitudini e sangue: al trialer come al cane da caccia pratica; la differenza fra i due non è costituita affatto da diverse differenze d'olfatto e di stile, ne è irritata solo a cronometriche registrazioni di velocità, ma è soprattutto (come do- te che coordina e valorizza le altre doti naturali e trasmissibili) il marchio, trasmissibìle anch'esso, che distingue il cane da Gara Classica a grande cerca. Perché da questo cane non si pretende, come dal cane da caccia e per Conseguenza dal Campione di Caccia Pratica, di reperire la selvaggina secondo il suo solo 'stinta, ma secondo un metodo prestabilito. reso arduo da limitazioni costrizioni, imposi-zioni.
Tale è la differenza, che non si rispetta quasi mai fra Gara Classica e Gara di Caccia pratica, differenza concreta fra il trialer e il campione di Pratica.
Ecco perché anche il più sfasato scolopacide sa che la gara al beccaccino non potrà mai essere che pratica.
Al cane da pratica libertà individuale di cercare il selvatico con quelle licenze di itinerario e di comportamento che si adattano al terreno vario e generico e senza altra possibilità di scelta che batterlo o non, accettandolo come Dio lo ha fatto, ma adottando sul posto di volta in tolta personali accorgimenti e ripieghi atti a facilitare il conseguimento unico dello scopo: scovare.
Al trialer, l'obbligo di trovare, indicare: con metodo, ordine, continuità codificate da un Regolamento uguale per tutti.
Concludendo l'olfatto deve essere egregio in ogni cane da ferma, trialer o no.
Le pose di ferma e le esibizioni di stile sono personali o si possono riscontrare tanto a caccia che alle prove.
L'irnpegno, elogiabile in tutte le razze, porta coi mezzi fisici adeguati, alla velocità che ha per movente unico dì risolvere presto ogni problema di incontro, al trotto o al galoppo.
La condotta di gara è quella che consente al cane di non abusare dell'impegno, è, per finire, il regista che insegna al cane a sfruttare all'estremo limite, ma entro precisi limiti tutte le altre doti congenite ed acquisite; è la conferma che cane e conduttore hanno prestabilito come disciplinane e sfruttarle, senza aspettare il giorno della gara per scoprirle e farle scoprire.
La condotta di gara fIglia di una selezione particolare e specifica, diventa abito naturale e si può affinare come qualsiasi altra qualità morale e fisica e si trasmette. Si compendìa nell' educazione, e non lascia molto probabilità al Caso, appunto perché si prefigge di superarlo. È la differenza che passa fra lo swing cosciente del pugile e il pugno fortunoso del rissante, fra il gesto del Discobolo e quello di Balilla, fra Nuvolari e l'auto coi freni scassati. È il binario sul quale camminano le possibilità del trialer e impiego classico, ossia decretato come il migliore e più rispondente allo scopo della finzione ed elevato a norma, o standard di esse possibilità.
È quello che Butelli diceva di Ilio e non solo di Ilio. figlio di Mjstic. perché Mjstic e Vane di S Patric sarebbero stati Mjstic e Vane anche se destinati alla sola caccia cacciata e non ai Trials: col loro corredo dì stile, di ferma. di olfatto, di filata. di guidata e via dicendo, ma con la condotta di gara e il metodo di cerca in meno, come qualità che possono conservarsi latenti e trasmettersi. ma non possono manifestarsi che sul terreno della Gara Classica e con la costante e severa consuetudine.


Giulio Colombo